martedì, Febbraio 11, 2025
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    La conquista dell'Hazaristan e l'inizio della discriminazione etnica

    Dal 1747 il processo di “state building”, ampiamente favorito dagli inglesi, sarà una delle questioni centrali che riguarderanno la storia afghana. Proprio in questo contesto nascerà il rapporto fra l’etnia hazara e lo stato afghano, costellato da frequenti episodi di tentativi di pulizia etnica, riduzione in schiavitù e di esclusione sociale ed economica: nelle carte ufficiali dei sovrani pashtun, infatti, gli hazara venivano già allora descritti come «insetti sulla terra con facce brutte e detestabili».

    A cambiare per sempre e in maniera definitiva la loro condizione fu l’arrivo sulla scena politica afghana dell’uomo che più di tutti contribuì a diffondere sentimenti discriminanti e a centralizzare col sangue e con la violenza lo stato: Abdur Rahman Khan, l’emiro di ferro. La strategia di Abdur Rahman – divide et impera – fu la stessa che utilizzò per controllare le altre etnie e le divisioni tribali del suo paese. Cominciò, dal 1881, a rivolgere il proprio sguardo verso la terra degli hazara, il montuoso Hazaristan, perché, nell’edificazione di un potente stato centrale che avesse come tratto comune la religione, il fatto che una consistente minoranza della popolazione fosse sciita diventava un problema impossibile da ignorare.

    Nella mappa, l’area circoscritta che corrisponde all’odierno Hazaristan

    Nel 1887, al culmine delle sue politiche di divisioni e scontri interni fra tribù, ordinò ai governatori delle regioni confinanti di fornirgli report costanti, che descrivessero qualsiasi cosa sconosciuta di quelle terre, dalla conformazione del territorio alla confessione religiosa, dai sistemi sociali e politici alle questioni tribali. L’emiro stava preparando l’attacco alla regione che gli impediva ancora di potersi dichiarare davvero un sovrano forte. La
    guerra ebbe inizio nel 1891, con oltre 10.000 truppe al comando di Abdul Qudus Khan
    ; l’esercito non si limitò a disarmare la popolazione, uomini e donne vennero ridotti in schiavitù, i leader della comunità furono arrestati e condotti a Kaboul, molte donne furono stuprate e costrette a far parte dell’harem di Qudus Khan o dei suoi ufficiali. Le fattorie, unico mezzo di sostentamento della popolazione, furono distrutte e la terra fu bruciata.

    Il peso dell’umiliazione subita e la sottomissione a cui furono sottoposti, scatenò un sentimento di ribellione e resistenza nella popolazione. L’episodio che fece esplodere la loro rabbia fu lo stupro da parte di soldati pashtun di una giovane donna hazara nello Yaaghistan, mentre il marito, costretto a guardare la violenza subita dalla moglie, fu torturato a morte. L’indignazione dilagò e presto la ribellione dallo Yaaghistan si spostò verso tutti i territori occupati fino al punto che nei successivi due anni i ribelli costituirono in assoluto la minaccia più grande all’autorità dell’emiro di ferro, che invece era convinto di aver sottomesso finalmente quei territori. Giunti al 1892, Qazi Askar e Azim Beg, due popolari leader hazara, dichiararono guerra alla monarchia di Kaboul. Fu in questo momento che la percezione del conflitto fra l’emiro e gli hazara cambiò radicalmente: la campagna di annessione e sottomissione si era trasformata in una vera e propria guerra, con due eserciti che mobilitavano decine di migliaia di soldati.

    Scorcio della regione montuosa dell’ Hazaristan

    La risposta di Abdur Rahman fu di dispiegare il più grande sforzo bellico del suo regno e sicuramente della storia dell’Afghanistan fino a quel momento, perché questa guerra era troppo importante, e il prestigio che ne sarebbe derivato avrebbe cementificato la sua leadership e la sua influenza su tutti i gruppi etnici afghani. L’esercito regolare ricacciò verso le montagne i ribelli hazara che erano disorganizzati e faticavano a procurarsi armamenti e provviste. L’armata afghana penetrò in lungo e largo nelle campagne e, favorito dalla fuga verso le montagne delle componenti militari, prese ad uccidere i civili, compiendo massacri con feroce violenza, schiavizzando la popolazione, compresi i bambini. Una volta riacquistato il controllo sulla zona, Abdur Rahman non si fermò: ordinò di disarmare qualsiasi hazara e fece trasferire mullah sunniti affinché imponessero la corretta interpretazione della religione islamica agli infedeli.

    L’emiro, inoltre, varò dei decreti che servivano all’esercito per mettere in piedi una feroce operazione di ricerca dei responsabili militari della guerra. L’illegalità divenne pratica regolare e ogni terra hazara, ogni casa, ogni oggetto che poteva avere un valore e a cui veniva risparmiata la distruzione, fu requisita. Il risultato del reiterarsi continuo degli abusi fu, per il contesto afghano, davvero scontato: nel 1893 l’Hazaristan era di nuovo in rivolta. Le contingenze, però, non erano esattamente come quelle degli anni precedenti e la ribellione fu presto sedata, mentre i leader hazara nuovamente catturati ed uccisi. Come ci si poteva aspettare la popolazione civile fu decimata e fatta disperdere: molte famiglie cercarono rifugio al confine sud est con i territori afghani, altre in Iran. Era l’inizio della diaspora hazara, un momento tragico per il gruppo etnico, che avrebbe definito la sua storia fino ad oggi, fra perdite di identità e ricerca della stessa tramite il riconoscimento dei propri diritti e del genocidio.

    Una giovane donna Hazara in abito tradizionale

    Moltissimi altri furono resi schiavi, non solo durante la guerra, ma anche negli anni successivi. Fra il 1892 e il 1894 quasi cinquantamila hazara vennero schiavizzati e costretti a fare i peggiori lavori, quelli più duri e che i pashtun non volevano più fare. Molte donne e ragazze furono, ovviamente, sfruttate a scopo sessuale o addirittura messe a lavorare duramente nelle fattorie. Oltre all’impressionante costo umano ed economico, il gruppo etnico si ritrovava senza l’elite che li aveva guidati, senza una garanzia di veder rispettati i diritti fondamentali e senza una terra da coltivare.
    L’Afghanistan stava per affrontare un secolo, il novecento, che avrebbe mutato per sempre la sua storia con un’organizzazione pseudo castale derivata dalla conquista dell’Hazaristan e gli hazara, senza dubbio, andavano ad occuparne il gradino più basso.

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