Alla luce delle recenti complessità sorte in quei tentati sistemi democratici digitalizzati, elaborare una nozione dell’istituto della democrazia elettronica, conosciuta anche come e-democracy, democrazia digitale, cyber-democrazia, sembrerebbe pressappoco impossibile, in quanto tale espressione può alludere a diversi significati nel linguaggio comune.
Infatti, possiamo pensare alla democrazia elettronica come:
- all’uso delle ICT (Information and Communications Technology, ossia Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) nel governo della cosa pubblica;
- all’uso degli strumenti digitali per accrescere la partecipazione dei cittadini alla vita politica;
- all’uso del digitale per migliorare l’accesso all’informazione;
- alla tecnologia come strumento volto a favorire l’interazione con i rappresentanti e le istituzioni, potendo altresì rilevare statistiche di gradimento sulle condotte dei politici.
In tale clima di notevole incertezza e genericità Gianmarco Gometz, professore di filosofia del diritto presso l’Università di Cagliari, autore del libro “Democrazia elettronica: Teoria e tecniche” avvertì la necessità di elaborare un concetto chiaro di e-democracy. Lui stesso la definì ne “l’uso delle ICT come mezzo per lo svolgimento delle procedure egualitarie di autogoverno del demos”.
Ciò premesso, è possibile riscontrare, ancora una volta, gli elementi necessari che costituiscono il concetto di democrazia.
La Democrazia è ancorata all’idea di autogoverno del popolo in senso egualitario, poiché il popolo in un modello democratico si governa mediante una procedura che si svolge in condizione di parità.
Possiamo dunque evincere che l’elemento caratterizzante della democrazia elettronica risiede essenzialmente nello strumento che i cittadini usano per contribuire alla vita politica
Questa definizione, nell’immaginario collettivo, fa della democrazia una mera procedura, un metodo perfettamente regolamentato. Secondo Gometz, una simile lettura permetterebbe di traslare, così, l’istituto della democrazia elettronica all’interno dei vari contesti in cui si è soliti discutere dell’operatività della democrazia, quindi sia nella forma di democrazia diretta e sia nella forma di democrazia rappresentativa.
La sola novità è determinata dall’apporto delle ICT: strumenti che seppur non ancora giuridicizzati, costituirebbero condizione necessaria per un sistema democratico elettronico. Ma da solo, lo strumento, non basta.
Fatta premessa che la democrazia è la tecnica procedurale attraverso il quale i cittadini esprimono il loro orientamento politico, si comprende allora, che la sola differenza con la democrazia elettronica è che, questa, si avvale dei mezzi tecnologici per assicurare la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche.
La scelta dello strumento per mezzo del quale si manifestano le procedure democratiche è oggetto di dibattiti sul piano etico.
Quale strumento è in grado di garantire la manifestazione democratica nel rispetto delle procedure democratiche?
Il rischio, così come evidenziato dal professor Gometz, qualora si espugnasse dall’espressione della democrazia la tecnica procedurale, intesa come insieme di regole, sarebbe quello di considerare ogni tecnica di decisione che passi per le ICT come espressione della democrazia.
Non è abnorme un simile rischio se guardiamo alle caratteristiche dei sistemi digitali.
Di certo gli abusi nel linguaggio comune sono frequenti. Vi sarebbe chi, nel sostenere la democrazia digitale, vede in essa la manifestazione della democrazia diretta.
Autogovernarsi in condizione di parità non vuol dire eliminare le tecniche, le regole e le procedure che caratterizzano il modello democratico. In uno Stato di diritto in cui a comandare sono le leggi e non il popolo, le tecnologie digitali devono essere al servizio delle prime per soddisfare gli interessi del demos.
Un principio, quest’ ultimo, che occorre ribadire con fermezza, non correndo così il rischio di lasciar credere che l’uso delle tecnologie assicurerebbero da sole i princìpi democratici. Una stortura simile creerebbe l’effetto contrario, generando un modello antidemocratico, in cui l’assenza di procedure e regole, in nome di una partecipazione immediata del popolo, nasconderebbe solo gli interessi di chi detiene il controllo dei mezzi tecnologici e quindi del consenso.
Lo sviluppo delle tecniche digitali ha certamente aperto la strada all’immaginario di quella che definiamo e-democracy.
Pertanto, l’obiettivo, non potendo arrestare un cambiamento epocale, sarà garantire una sua concretizzazione virtuosa: valutare, curare e regolare i caratteri e le qualità della comunicazione e dell’informazione politica digitale. Se questo non accadrà, si correrà il rischio di non garantire un accesso libero all’informazione e una libera comunicazione realizzando, così, quella che può essere definita democrazia illiberale o apparente.
Il nesso tra la libertà e la democrazia viene dagli studiosi valutato da un lato come essenziale/ necessario alla stessa democrazia, e da un lato come strumentale ad una buona democrazia.
Giudicare la democrazia elettronica non può prescindere dall’analisi del nesso tra libertà ed ICT, argomento che avremo modo di analizzare prossimamente.
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