Più che comprensibile provare rabbia dopo aver lavorato al computer e aver perso tutto il lavoro svolto per via di un problema tecnico. E la rabbia aumenta tanto più si pensa alla mole di lavoro persa e al tempo sprecato, all’urgenza di avere il lavoro finito e alla semplicità con cui si sarebbe potuto evitare il problema.
Prevedere, prevenire, provvedere: tre p che dovrebbero guidare il nostro agire per evitare l’insorgere di problemi dolorosi e frustranti. Non sempre, però, ci si trova nella situazione in cui si prevede l’insorgere di un problema, o perché si ha fiducia e ci si augura fortemente che ciò non si verifichi più, o perché – nonostante lo stesso problema si sia verificato in passato provocando dolori e frustrazioni simili se non più grandi – non si è scelto di trovare una soluzione permanente in grado di eliminare il problema alla radice.
L’esistenza di avvenimenti dolorosi e frustranti, dovuti alla propria inesperienza e incapacità di far fronte ad un problema, è un fatto del tutto normale. Se si vuole vivere una vita più facile e felice in senso stoico, ossia con meno turbamenti spirituali (atarassia) e dolori fisici (aponia), bisogna allora scegliere di trovare una soluzione per evitare di ripetere lo stesso errore.
Guardare ai propri errori del passato per punirsi, disperarsi, arrabbiarsi mortalmente contro se stessi per aver sbagliato e/o continuato a risbagliare generalmente non porta alla soluzione del problema e non evita necessariamente che si ripresenti in futuro, il che è ciò che si vuole. Eppure – nonostante la cosa possa apparire chiara, scontata ed evidente – c’è chi investe le proprie energie rivolgendo pensieri e parole agli errori passati per dolersi ed autopunirsi, invece di avere fiducia in se, accettare la propria fallibile natura umana, trarre insegnamento dagli errori e dai dolori del passato per decidere consapevolmente il proprio futuro ed utilizzare il presente per riuscire nell’impresa.
Uno dei più grandi insegnanti su questo tema ed evangelisti del potere della scelta per poter dirigere la propria vita verso il futuro desiderato è Anthony Robbins (1960), uno dei più grandi oratori dei nostri tempi, autore del bestseller “Awaken the Giant Within: Take Immediate Control of Your Mental, Emotional, Physical and Financial Destiny”. In questo libro, Tony si sofferma su quanto le sensazioni di piacere e dolore influenzano in maniera decisiva l’esercizio della scelta ed espone tutta una serie di tecniche prese in prestito dalla psicologia per condizionare se stessi in modo da eliminare abitudini riconosciute come nocive e deletarie, che si vorrebbero eliminare ma che non si riescono ad eliminare.
Un’argomentazione interessante di Tony riguarda poi i tempi della scelta. Molto spesso si crede che per eliminare una cattiva abitudine nella propria vita ci sia bisogno di molto tempo, quando in realtà la scelta può arrivare in un momento, immediatamente. La cosa appare evidente se si pensa a cosa succede quando muore un proprio caro. La tradizione e la cultura cattolica vuole che per un certo periodo di tempo ci mostriamo depressi e internamente straziati per la perdita, altrimenti daremmo a vedere che la cosa non ci ha colpito più di tanto, magari perché non eravamo particolarmente attaccati al nostro familiare. In altre culture, invece, la morte di un caro viene addirittura festeggiata, perché vista come il momento in cui Dio ha ritenuto giusto chiamare a se la sua creatura.
Conoscenza e fede sono due stati mentali che, come notava Kant nella sua “Kritik der reinen Vernunft” (1781), stanno su due piani differenti. Mentre, infatti, la conoscenza è esperienza organizzata razionalmente, la fede è un sentimento rivolto a qualcosa che non si esperito affatto o non si è esperito nella sua interezza, come per esempio l’umanità, il mondo, l’universo o Dio. Ciononostante, la fede è in grado di dirigere la conoscenza verso determinati orizzanti che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti.
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