Attraversare un territorio così controverso come quello della pornografia è compito assai arduo. È difficile, infatti, smarcarsi dai soliti moralismi, dalle opinioni d’occasione, da visioni pre-condizionate. Nell’intraprendere questo percorso, dunque, è bene chiarire sin da subito che questo articolo non intende descrivere gli effetti del “porno”, positivi o negativi che siano, bensì esplorare il ruolo da esso svolto nel processo di costruzione della sessualità umana.
Di recente stiamo assistendo ad una nuova stagione di riflessioni, nella quale anche il mondo accademico sta sviluppando una consapevolezza differente. A Genova, ad esempio, è da anni attiva una rivista “peer reviewed” di carattere internazionale chiamata “AG – About Gender” che ha dedicato un intero volume alla pornografia, intitolato “Rethinking Gender and Agency in Pornography”. Nel 2014 è stata lanciata “Porn Studies” la prima rivista peer-reviewd accademica sul mondo della pornografia.
Queste riviste sono solo alcuni esempi rappresentativi di un cambio di tendenza nel modo di osservare la pornografia, poiché si concentrano sul cogliere gli assunti culturali in essa veicolati. Una simile prospettiva antropologica suggerisce un’idea di pornografia intesa come parte integrante della cultura popolare. A tale riguardo, la studiosa tedesca Matilda Oeming, titolare di un corso accademico chiamato “Il porno negli USA”, ha affermato: “noi trattiamo i film porno come qualsiasi romanzo o contributo letterario”.

Oggi la diffusione del porno, specialmente nel web, ha assunto una rilevanza sbalorditiva. Solo il sito “Pornhub” ha dichiarato di aver ricevuto nel 2019 circa 115 milioni di visite al giorno per un totale annuo di 42 miliardi di visite. È stato altresì dimostrato che l’età media degli individui al loro “primo porno” si aggira intorno ai 10-11 anni.
Insieme all’estensione, bisogna guardare anche all’organicità di tale realtà. I principali canali di intrattenimento pornografico sono perlopiù i siti che popolano il web, raggiungibili con estrema semplicità. Ognuno di essi propone una serie di “categorie” all’interno delle quali si può trovare ciò che più piace. Di seguito un elenco mixato tratto da alcuni siti:
- MatureGiovani 18-21 anni
- Black
- NonneMature e Giovani
- Porno per Donna
- Interracial
- MILF
- Cazzi Enormi
- Lesbiche
- Figa Pelosa
- Submission
- Amatoriali
- Anale
- Transessuale
- Sesso da sola
- Massaggi
- Arab
- African women
Scorrendo l’elenco possiamo imbatterci nella categoria “submission” in cui l’eccitazione consiste nella sensazione di potere derivante dall’annientamento della volontà dell’altro; o nella categoria “interracial”, dove i più usurati stereotipi legati all’uomo e alla donna neri sembrano non aver mai mutato il loro aspetto originario (si va dal “big bamboo” alla “negretta” stile “Indro Montanelli”).
Scorgiamo poi le produzioni amatoriali in cui si cerca di rappresentare la scena sessuale nella maniera più autentica possibile, fino ad arrivare a coppie che condividono la propria vita erotica (vedi Danika Mori e il compagno), lesbiche e transessuali “transfemministe” che incarnano proposte politico-identitarie alternative, spesso di grande valore.

Prende corpo, così, la possibilità di interpretare le categorie-video come il distillato di valori, costumi, ideologie che permeano la società odierna. Le categorie, oltre a rendere esaustiva l’offerta, costituiscono un flusso narrativo che ci ripropone in modo ritmato una geografia di senso da cui possiamo trarre una preziosa cartina di torna sole. Potremo, così, estrapolare alcuni dei copioni di ruolo “egemoni” tra uomo e donna, l’idea di virilità e femminilità, e più in generale il modo di vivere la sessualità, così come i rapporti tra gruppi etnico-culturali-religiosi differenti.
Quanto detto sin qui ci spinge a credere che i primi passi della vita sessuale di un individuo siano in qualche maniera connessi all’esperienza della pornografia. A tal riguardo è utile ricordare, seppur brevemente, che il celebre psicologo sociale Albert Bandura nella “Teoria dell’apprendimento sociale” enfatizza il ruolo dell’imitazione e dell’esposizione nel processo di apprendimento dell’essere umano.
Come dimostrato in numerose ricerche, accade spesso che altre “agenzie” di socializzazione, come la famiglia, la scuola o il gruppi dei pari non affrontano il tema della sessualità, tanto meno quello della pornografia. Senza altra “dimora” entro cui sperimentare, apprendere e costruire la propria prospettiva sul “sesso”, la pornografia sembra proporsi come unico modello.

Concludendo, al di là di qualsiasi concezione d stampo etico, o peggio ancora moralistico, si ritiene utile proporre una idea chiave: il “porno”, oggi, non è solo un’industria di intrattenimento, ma un complesso sistema culturale, le cui norme e valori sono parte integrante dello sviluppo dell’identità sessuale delle nuove generazioni.