Internet rappresenta un nuovo spazio da colonizzare, una nuova sfera mediante la quale si conduce la nostra vita. Affiancando curiosità, studio e analisi dei più noti autori che hanno contribuito ad arricchire l’argomento, tracceremo attraverso critiche, gli ambiti della nostra vita invasi dall’uso del digitale e le ragioni che devono distoglierci dal voler creare un ambiente privo di regole, provando a fornire quella lente capace di osservare attentamente le dinamiche circostanti.
L’obiettivo non sarà trovare risposte alle tante domande che l’uomo digitale si pone, ma evidenziare la maggior parte delle problematiche, già esistenti da tempo e non create ad hoc da Internet, rimarcando gli aspetti innovativi di quest’ultimo, affinché possano essere padroneggiati coscientemente; e – chissà – provando anche a trovare in essi un mezzo per migliorare qualitativamente la nostra vita.
Analizzeremo approfonditamente i diversi ambiti in cui oggi si può parlare di digitale, al punto da porre delle riflessioni intorno a quelle criticità che sono sorte sul suo uso e sulle possibili conseguenze.
Inizieremo col mettere in risalto gli aspetti più salienti della “società iperconnessa”, quella comunità che non è più in grado di distinguere l’essere online dall’essere offline, che ha visto mutare il modo di comunicare con l’esterno, di essere, di informarsi e informare.
Ogni utente portatore di informazione genera dati e li trasmette con estrema facilità grazie alla rete, diventando protagonista indiscusso di questo nuovo mondo. Ci soffermeremo, con estrema cautela, a valutare come nell’ultimo decennio ci si sia avvalso dell’uso degli strumenti tecnologici nella comunicazione politica provando a ricercare le soluzioni ai mali della democrazia rappresentativa, individuabili nella crisi della rappresentanza, nell’astensionismo e nell’apatia politica.
Il web per sua natura ha la capacità di trasmettere informazioni e di rendere protagonista diretto ogni cittadino, quindi si è radicata l’idea di elaborare una serie di strumenti che venissero a capo del problema della democrazia rappresentativa, nel senso di poter finalmente pensare alla realizzazione della democrazia diretta e di rimuovere il cosiddetto “problem of scale” (il “problema della scala” ruota attorno alla trasferibilità delle proposizioni da un livello all’altro nelle dimensioni dello spazio e del tempo, ndr).
Vi è un sunto da cui non si può prescindere per affrontare il tema della democrazia elettronica, vale a dire che, indipendentemente dagli strumenti che si elaborano per dare concretezza ad essa e rimediare ai problemi che si sono registrati negli anni causandone la crisi, è una forma di governo costituita da un paradigma fatto di regole e procedure.
L’assenza di regole, l’orizzontalità incontrollata, la circolazione di qualsiasi forma di informazione anche non veritiera distrugge ogni forma di libertà e, se a ciò associamo la capacità del web di selezionare preventivamente il tipo di informazione della quale servirsi mediante procedure di controllo, si comprende come lo scenario che potrebbe realizzarsi è solo di natura antidemocratica. Il dissenso è linfa vitale per la sussistenza della democrazia.
Una volta analizzato come le ICT (Information and Communications Technology, ossia Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ndr) possano essere adottate nell’ambito della comunicazione politica e possano investire la democrazia, si potrà guardare ad un tema assai dibattuto oggi nella scena politica e, che in verità, rappresenta la manifestazione concreta del sistema democratico: il suffragio elettorale.
Procederemo con il rintracciare i più importanti progetti di voto elettronico finora elaborati, esaminandoli alla luce dei princìpi del diritto di voto enunciati all’articolo 48 della Costituzione: la personalità, l’uguaglianza, la libertà e la segretezza. La difficoltà è riuscire a creare un sistema automatizzato capace di garantire tali valori senza determinare il sacrificio di uno in nome di un altro.
Sono diversi i vantaggi che verrebbero a realizzarsi attraverso il sistema di e-voting, soprattutto in termini economici e temporali, in quanto si permetterebbe di esprimere la propria volontà e di organizzare tornate elettorali senza eccessivo dispendio di denaro pubblico e al contempo di avere i risultati in tempo reale; potremmo addirittura pensare ad una soluzione in termini di errori o adulteri della propria manifestazione di pensiero.
Però la questione è molto più delicata e non va vista attraverso un dibattito polarizzato tra chi è favorevole e chi meno a tale sistema di voto. Peraltro, un aspetto da non sottovalutare per la loro produzione – e che terremo ad esplicitare, guardando all’esperienza di voto elettronico realizzatosi all’interno del Movimento 5 stelle mediante la piattaforma Rousseau – è che ogni procedura, anche se informatizzata, dovrà pur sempre essere trasparente per essere annoverata come procedura democratica; in caso contrario il rischio è di essere manipolati e controllati da un soggetto privato sull’espressione della manifestazione della libertà.
Infine, tornando a quella frase sensazionalistica “il web è il male della società moderna” che connota la nostra generazione, individueremo le ragioni che hanno permesso l’affermazione di un giudizio così semplicistico. La rete per sua natura permette la diffusione di ogni tipo di informazione in modo rapido e diffuso, investendo un pubblico più ampio rispetto a quello che potremmo rinvenire in una piazza o in un bar. All’interno di questa nuova agorà digitale, qualsiasi tipo di informazione è destinata a durare in eterno.
Si comprende allora come qualunque espressione violenta abbia un impatto maggiore sulla vittima se condotta tramite la rete. Il passo da fare per provare a migliorare il nostro nuovo habitat è capire che l’odio e la violenza non sono generati dal web; ad essere mutato è il canale attraverso il quale essi si esprimono, per cui dovere e senso civico di ogni cittadino sarà quello di impegnarsi ad essere responsabili nella costruzione di questo nuovo spazio, che non è altro da noi, come abbiamo erroneamente creduto all’inizio di questa Quarta Rivoluzione.