Vorrei spendere qualche parola su Marco Castoldi (1972), meglio conosciuto come “Morgan”, noto artista e cantante italiano.
Ricordo ancora gli anni in cui ero alle scuole medie e superiori e MTV passava alcune delle canzoni dei Bluvertigo, gruppo del quale Morgan è stato leader.
A quei tempi si trattava di una band quasi di nicchia, alternativa, che in tanti non conoscevano e apprezzavano.
Ricordo che al tempo era uno dei pochi gruppi italiani che ascoltavo con grande piacere e passione.
“Altrove”, primo singolo di Morgan nella sua attività di solista, è una vera e propria poesia, considerata “la più bella canzone italiana del millennio” da parte della rivista Rolling Stones, metafora della vita dell’artista, disposto a vivere in miseria, incompreso da parte della maggioranza degli uomini, ma essenzialmente libero.
Qualche anno fa Morgan è diventato un personaggio “popolare”, partecipando come giudice ad “X-Factor” e successivamente ad “Amici” di Maria De Filippi (Milano, 1961).
Da personaggio fortemente alternativo, quasi rivoluzionario, la televisione lo ha reso estremamente commerciale, quasi un modello da emulare ed al quale omologarsi – una vera e propria contraddizione, considerando che è stato uno dei più grandi promotori della libertà dell’artista e dell’anticonformismo.
Oggi quasi tutti parlano di Morgan per via del ben noto episodio di Sanremo 2020, in cui quest’ultimo ha cambiato le parole della canzone “Sincero” per insultarne in diretta il co-autore Bugo (1971) durante la loro esibizione sul palco dell’Ariston.
Le dichiarazioni fatte successivamente alla stampa da parte della produzione attribuiscono l’episodio ai problemi psicologici di Morgan, indicato come una persona che ha serio bisogno di aiuto, per via della sua sottintesa dipendenza da droghe.
Molto interessante è il fatto che la canzone vincitrice del festival, “Fai Rumore” di Antonio Diodato (1981), ha avuto quasi lo stesso numero di visualizzazioni su YouTube dell’episodio di Bugo e Morgan menzionato sopra, 15 milioni contro 14 milioni.
Il fatto che la gente ami assistere a manifestazioni di rabbia come liti ed insulti è chiaro già da diversi anni. Certi personaggi della televisione e della politica come Vittorio Sgarbi (1952), Orlando Portento (1947), Maurizio Mosca (1940-2010), Fabrizio Corona (1974), Beppe Grillo (1948), Matteo Salvini (1973), Silvio Berlusconi (1936), Donald Trump (1946), Nigel Farrage (1964) – ma potremmo citare anche Benito Mussolini e Adolf Hitler, hanno ottenuto un grande successo ed una grande pubblicità anche grazie a questo meccanismo mediatico.
Certi programmi come l’isola dei famosi, il grande fratello e tutti i reality show nati in questi ultimi anni hanno fatto leva proprio su questo principio, ottenendo un grande successo mediatico e pubblicitario.
Per semplificare in maniera forse un po’ eccessiva, ma comunicativamente efficace, un messaggio, può essere, infatti, indirizzato a diversi livelli della mente: un livello corticale, tendenzialmente più cosciente, logico e razionale; ed un livello limbico, generalmente più inconscio, primordiale, irrazionale ed emozionale.
Ci si aspetterebbe che le persone rispondano meglio a discorsi giusti, razionali e coerenti, visto che l’uomo è tecnicamente considerato un “animale razionale”.
I numeri, però, sembrano dimostrare chiaramente che non è affatto questo il caso, e le persone rispondono molto di più quando si fa appello al loro lato emozionale.
Alcuni studiosi di psicologia evolutiva spiegherebbero il fenomeno dicendo che i sentimenti di rabbia fanno immediatamente leva sul principio di auto-conservazione.
Si tratta, infatti, di una serie di emozioni esistente negli uomini per precise ragioni evolutive. Esse infatti hanno storicamente aiutato l’uomo ad avere maggiori possibilità di sopravvivenza nei millenni precedenti, permettendogli di rispondere automaticamente a certi eventi al fine di neutralizzare gli ostacoli alla conservazione della propria individualità o specie.
Esiste poi un altro elemento che ha grande presa sulle persone: l’autenticità. Vedere persone sul grande schermo che riescono ad essere esattamente come ce le immagineremmo nella vita reale ha l’effetto di un vero e proprio magnete.
Qualcuno ha definito il fenomeno con l’espressione: “capacità di agire attraverso le proprie intenzioni”, agendo cioè in maniera naturale, senza alcun filtro razionale, connettendo immediatamente le proprie intenzioni con le proprie azioni, qui ed ora. Di fatto la maggior parte delle pratiche di meditazione ha come fine proprio il raggiungimento di questo obiettivo finale.
Nessuno ama i personaggi costruiti, e le persone hanno tendenzialmente una naturale e primordiale attrazione per l’autenticità, per identità forti e definite. È proprio questo uno degli elementi essenziali di quella caratteristica comunemente nota come “carisma” o “aura“.
La psicologia evolutiva spiegherebbe questo fenomeno col fatto che in una comunità di individui c’è la necessità di fare affidamento sugli altri per incrementare le proprie capacità di sopravvivere.
Ed il leader deve essere una persona affidabile, autentica, dotata di un istinto molto forte, capace di prendere decisioni in breve tempo con la massima risolutezza, in modo da aiutare l’intera comunità ad incrementare le proprie possibilità di sopravvivenza.
Non abbiamo modo di sapere se l’episodio di Morgan e Bugo fosse stato preparato dietro le quinte o no a scopi pubblicitari. È certo il fatto che questo episodio ha consentito a Morgan e Bugo una grandissima pubblicità – e questa pubblicità, così come gli altri casi sopra menzionati, ha ragioni evolutive ben precise.