Oggi vorrei parlare dei alcuni dei nuovi media, soprattutto Instagram, Youtube e Twitter – Facebook tende a seguire una logica più privata che pubblica; e, in particolare, delle ragioni per le quali alcuni utenti possono provare invidia nei confronti di alcuni cosiddetti “Influencer“, persone con un apparente, e magari reale, successo e popolarità.
Molti hanno iniziato ad utilizzare questi strumenti digitali piuttosto tardi.
Altri, che hanno iniziato prima, hanno sicuramente avuto alcuni vantaggi oggettivi: più seguito – i cosiddetti “followers” o “seguaci”; e maggiore esperienza.
Ci sono ragioni ben precise per le quali alcuni utenti possono provare una forma di “invidia” nei confronti di certi influencer, persone – che magari conoscono personalmente – che hanno trovato tanto seguito e popolarità in questi nuovi canali mediatici digitali.
Per poter disinnescare questo sentimento negativo, è importante innanzitutto comprenderne l’origine.
Nel secondo libro del suo “Un trattato sulla Natura Umana” (A Treatise of Human Nature, 1739), il filosofo scozzese David Hume (1711 – 1766), riconduceva l’invidia a delle ragioni psicologiche specifiche:
“L’invidia è eccitata da un godimento presente di un’altra persona, che al confronto diminuisce la nostra idea del nostro (godimento)”.
“Envy is excited by some present enjoyment of another, which by comparison diminishes our idea of our own”.
“Il godimento, che è l’oggetto dell’invidia, è di solito superiore al nostro (godimento). Una superiorità naturalmente sembra offuscarci, e presenta un confronto spiacevole. Ma anche nel caso di un’inferiorità, desideriamo ancora una distanza maggiore, per aumentare, ancora di più l’idea di noi stessi. Quando questa distanza diminuisce, il confronto è meno a nostro vantaggio; e di conseguenza ci dà meno piacere, ed è persino spiacevole. Da qui nasce quella specie di invidia, che gli uomini sentono, quando percepiscono i loro inferiori avvicinarsi o sorpassarli nella ricerca della gloria o della felicità. In questa invidia potremmo vedere ripetuti gli effetti del confronto. Un uomo, che si confronta con il suo inferiore, riceve un piacere dal confronto: e quando l’inferiorità diminuisce con l’elevazione dell’inferiore, ciò che avrebbe dovuto essere solo una diminuzione del piacere, diventa un vero dolore, attraverso un nuovo confronto con la suo condizione precedente”.
“The enjoyment, which is the object of envy, is commonly superior to our own. A superiority naturally seems to overshade us, and presents a disagreeable comparison. But even in the case of an inferiority, we still desire a greater distance, in order to augment, still more the idea of ourself. When this distance diminishes, the comparison is less to our advantage; and consequently gives us less pleasure, and is even disagreeable. Hence arises that species of envy, which men feel, when they perceive their inferiors approaching or overtaking them in the pursuits of glory or happiness. In this envy we may see the effects of comparison twice repeated. A man, who compares himself to his inferior, receives a pleasure from the comparison: And when the inferiority decreases by the elevation of the inferior, what should only have been a decrease of pleasure, becomes a real pain, by a new comparison with its preceding condition”.
“È degno di osservazione riguardo a quell’invidia, che nasce da una superiorità negli altri, che non è la grande sproporzione tra noi stessi e un altro che la produce; ma al contrario, la nostra vicinanza. Un soldato comune non ha una tale invidia per il suo generale quanto per il suo sergente o caporale; né uno scrittore eminente incontra così tanta gelosia nei comuni scribacchini hackney, come negli autori, che più quasi si avvicinano a lui. Si può effettivamente pensare che maggiore è la sproporzione, maggiore deve essere il disagio del confronto. Ma possiamo considerare d’altra parte che la grande sproporzione interrompe la relazione e ci impedisce di confrontarci con ciò che è lontano da noi o diminuisce gli effetti del confronto. La somiglianza e la vicinanza producono sempre una relazione di idee; e dove distruggi questi legami, tuttavia altri accidenti (elementi non essenziali, ndr) possono mettere insieme due idee; quando non hanno alcun legame o qualità di connessione per unirsi a loro nell’immaginazione; è impossibile che possano rimanere uniti a lungo o avere un’influenza notevole l’uno sull’altro”.
“It is worthy of observation concerning that envy, which arises from a superiority in others, that it is not the great disproportion betwixt ourself and another, which produces it; but on the contrary, our proximity. A common soldier bears no such envy to his general as to his sergeant or corporal; nor does an eminent writer meet with so great jealousy in common hackney scriblers, as in authors, that more nearly approach him. It may, indeed, be thought, that the greater the disproportion is, the greater must be the uneasiness from the comparison. But we may consider on the other hand, that the great disproportion cuts off the relation, and either keeps us from comparing ourselves with what is remote from us, or diminishes the effects of the comparison. Resemblance and proximity always produce a relation of ideas; and where you destroy these ties, however other accidents may bring two ideas together; as they have no bond or connecting quality to join them in the imagination; it is impossible they can remain long united, or have any considerable influence on each other”.
“A conferma di ciò, possiamo osservare che la vicinanza nel grado di merito non è la sola sufficiente per suscitare l’invidia, ma deve essere assistita da altre relazioni. Un poeta non è capace di invidiare un filosofo, o un poeta di un tipo diverso, di una nazione diversa o di un’età diversa. Tutte queste differenze impediscono o indeboliscono il confronto e, di conseguenza, la passione. Anche questa è la ragione, per cui tutti gli oggetti appaiono grandi o piccoli, semplicemente per confronto con quelli della stessa specie. Una montagna non ingrandisce né diminuisce un cavallo nei nostri occhi; ma quando un cavallo fiammingo e uno gallese vengono visti insieme, l’uno appare più grande e l’altro meno, rispetto a quando viene visto separatamente”.
“To confirm this we may observe, that the proximity in the degree of merit is not alone sufficient to give rise to envy, but must be assisted by other relations. A poet is not apt to envy a philosopher, or a poet of a different kind, of a different nation, or of a different age. All these differences prevent or weaken the comparison, and consequently the passion. This too is the reason, why all objects appear great or little, merely by a comparison with those of the same species. A mountain neither magnifies nor diminishes a horse in our eyes; but when a Flemish and a Welsh horse are seen together, the one appears greater and the other less, than when viewed apart”.
Se volete liberarvi del senso di frustrazione derivato dal rammarico di aver iniziato troppo tardi ad utilizzare questi strumenti, è importante capire perché è successo: magari non erano adatti a quello che facevate; forse non vi portavano alcun vantaggio immediato evidente, e postare foto, storie, piccoli video su Instagram non aveva alcuna rilevanza effettiva per voi; o vi bastava poter condividere le vostre informazioni personali con la vostra cerchia di amici, e non vi interessava collegarvi con gente sconosciuta; o tanti altri motivi.
Essendoci quasi sicuramente un motivo ben preciso del vostro ritardo nell’utilizzare questi strumenti mediatici, che senso ha prendervela? Guardate piuttosto quello che potete fare adesso e in futuro. Non potete cambiare il passato.
Se siete interessati ad utilizzare questi strumenti per ragioni ben precise, iniziate a studiare come fare: esistono centinaia di metodi in rete su come avere successo su queste piattaforme. Se altri ci sono riusciti potete riuscirci anche voi.
Il numero di followers e di iscritti poi è rilevante solo fino ad un certo punto: esistono metodologie per arrivare a questi risultati, e tutti possono raggiungerli se si impara come utilizzare questi strumenti.
Tra l’altro, va considerato che alcune di queste persone che voi credete abbiano tutto questo successo mediatico potrebbero semplicemente aver acquistato questi “followers“, “iscritti” e “likes“. E sono tantissime le persone che lo fanno per ottenere una “spinta mediatica” (il cosiddetto “boost“), in modo da avere più visibilità e pubblicità: artisti, musicisti, attori, attrici, professionisti e tante altre categorie.
Per diventare un influencer basta comprare 15.000 follower con 1.200 Euro. E una volta raggiunta una cifra simile i followers e gli iscritti possono solo aumentare, perché le persone che visiteranno il vostro profilo crederanno da subito che siete famosi; inizieranno a guardare il vostro profilo con attenzione e vedranno quasi sempre solo i momenti migliori della vostra vita, credendo che state vivendo una vita da sogno, quando in realtà quella è solo una parte del quadro.
Certo la quantità può sembrare molto importante, soprattutto a prima vista, perché dà visibilità. Quello che è importante per la pubblicità e il successo vero, però, è soprattutto la qualità dei contatti reali, perché è questo il vero indice del fatto che si è apprezzati come professionisti e/o persone.
Il numero dei followers e degli iscritti poi è relativo anche perché ci sono determinati tipi di arte e di professioni dove il pubblico è molto meno vasto rispetto ad altri casi: il grande schermo e la musica pop per esempio ha come destinatario il grande pubblico; esistono, però, determinati tipi di musica come il jazz, per esempio, o arte, come l’arte contemporanea o sperimentale, fuori dalle logiche del grande schermo e destinati ad un pubblico molto più ristretto, spesso volutamente – e proprio qui sta il loro carattere rivoluzionario.
Nell’intervista che feci al leggendario musicista Billy Cobham (1944) nel Febbraio del 2017, quest’ultimo mi disse: “io non ho alcun interesse a suonare in uno stadio davanti a centinaia di migliaia di persone; a me interessa anche semplicemente suonare di fronte ad un piccolo pubblico che apprezza davvero quello che faccio e avere il necessario per vivere”.
Prendete, quindi, con le pinze quello che vedete in rete. Pensate anche che un personaggio come Carlo Alberto Tregua (1940), Direttore del Quotidiano di Sicilia, una delle personalità siciliane più importanti e attive oggi, è conosciuto a livello regionale e internazionale da centinaia di migliaia di persone, alcune delle quali di altissimo livello, e non ha Instagram.
Per non parlare poi del filosofo greco Socrate (470 – 399 a.C.), che non ha mai scritto nulla ma viene ricordato tutt’ora dopo più di 2,400 anni.
Busto del filosofo greco Socrate (470 – 399 a.C.)