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    Verità non dette sul catcalling

    Il 3 Agosto del 2018 lo Stato Francese ha pubblicato la legge 703 sulla violenza sessista e sessuale, divenuta nota come legge sul catcalling, ossia la “chiamata del gatto”, metaforicamente la vittima di cui si cerca di richiamare l’attenzione con suoni o parole.

    Si tratta di una legge molto articolata, volta ad arginare le violenze e intimidazioni di natura sessuale per strada (street harassement), soprattutto a danno di donne e uomini omosessuali – nonostante la legge parli di “persone”, infatti, i casi di molestie riportati sono soprattutto nei confronti di questi soggetti.

    In questo articolo vogliamo concentrarci solo su un aspetto specifico di questa legge, quello più controverso. Esattamente lo stesso che in Italia ha generato un’ampia discussione mediatica – tralasceremo, per esempio, i punti meno controversi, come l’imposizione di multe fino a €15,000 e un anno di prigione a chiunque pratichi il cosiddetto upskirting (letteralmente “atto di alzare la gonna”), la pratica di fotografare persone sotto i vestiti senza il loro consenso. Come dicevano i Latini, infatti, In claris non fit interpretatio (“nelle cose chiare non si fa interpretazione”).

    Il punto che ci interessa discutere qui è che, secondo la legge:

    “costituisce oltraggio sessista il fatto di imporre a una persona ripetuti commenti o comportamenti di natura sessuale che violano la sua dignità a causa del suo carattere degradante o umiliante, o creano una situazione intimidatoria, ostile o offensiva nei suoi confronti”.

    Le sanzioni amministrative per violenza su strada o nei trasporti pubblici vanno dai €90, se pagati immediatamente, a €750 – e fino a €1.500 nei casi di circostanze aggravanti e di €3.000 Euro per i rei recidivi.

    Dura lex, sed lex (“la legge è dura, ma è legge”). La legge impone modalità di condotta su cosa bisogna fare e non fare, e l’unico modo per non incorrere in sanzioni amministrative e penali è giocare secondo le regole. E, in fondo, le vittime di queste molestie reclamano proprio questo, perché solitamente non sono contro l’apprezzamento in sé, ma contro il modo in cui questo viene fatto o manifestato. A tutti, infatti – tranne probabilmente rari casi – fa piacere essere apprezzati o corteggiati. A fare la differenza – e questo è un punto essenziale per comprendere la questione – è il modo in cui si fa.

    Sul fatto che poi, come diceva Giovanni Giolitti: “le leggi si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici” – problema in qualche modo già individuato da Giovenale, quando nella VI Satira si chiedeva “Quis custodiet ipsos custodes?”: «Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?» – non ci dilungheremo, in quanto si tratta di una difficoltà esistente dalla notte dei tempi e che meriterebbe una discussione a parte.

    Questa definizione di “oltraggio sessista” della legge francese, però, si mostra tutt’altro che chiara, e lascia spazio a diverse possibili interpretazioni. Nessuno, infatti, può sapere a priori quali commenti o comportamenti possano violare la dignità di una persona o creare una situazione intimidatoria, ostile o offensiva nei suoi confronti. È un qualcosa che può essere compreso solo tramite l’esperienza, dalla reazioni del soggetto al commento o al comportamento in questione, perché ogni persona vive la propria esperienza col mondo in maniera differente

    Certamente il fatto di imporre a una persona ripetuti commenti o comportamenti di natura sessuale significa già, almeno secondo la legge, giocare sul filo del rasoio. E soprattutto continuare quando un certo soggetto manifesta da subito un senso di insofferenza, fastidio, offesa, intimidazione, lì significa giocare col fuoco.

    Di fatto la legge vuole punire tutti gli individui che con i loro ripetuti commenti e atteggiamenti, invece di suscitare attrazione, curiosità e piacere nelle persone alle quali si rivolgono, provocano paura, fastidio o sofferenza – o perché incapaci di capire che il loro atteggiamento è molesto e sgradito; o perché completamente indifferenti al fatto.

    Ma facciamo un passo indietro. Esistevano atti di questo genere nei secoli precedenti? Probabilmente sì, anche se molto meno rispetto ad oggi, non solo perché la sessualità non era tanto esposta quanto oggi, ma anche perché le comunità erano molto più ristrette e, di conseguenza, c’era molto più controllo sociale – interessanti, per esempio, i racconti di alcune anziane siciliane, che potevano uscire nella piazza del paese solo se accompagnate da un familiare. E in una società dove l’onore della donna era così importante, violarlo con commenti o comportamenti troppo spinti significava anche rischiare di mettersi contro i familiari della vittima, magari persino mettendo a repentaglio la propria vita. Di certo, a quei tempi, non era lo stesso per gli omosessuali, che certamente erano tutt’altro che tutelati, sia legalmente sia socialmente.

    E perché ancora oggi esistono atti di questo genere? Cerchiamo di capire quanto è accaduto negli ultimi 50 anni, e nello specifico negli ultimi 20 anni. Un analisi di queste cause, infatti, ci aiuterà a capire che – in realtà – il catcalling è solo un sintomo del vero problema, ossia l’incapacità di alcuni soggetti di corteggiare; e che la legge francese si è adoperata per combattere questo sintomo, ma non le cause che ne sono alla base.

    È stato proprio alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, infatti, che l’umanità ha assistito ad un evento cruciale, destinato a cambiare radicalmente il modo di vivere in società: la diffusione della pornografia, che aveva trovato terreno fertile grazie alla cosiddetta rivoluzione sessuale del ’68.

    Cambia la moda, il mercato inizia ad offrire abiti più sensuali, che scoprono alcune parti del corpo. Le donne vogliono, giustamente, essere libere e indipendenti quanto gli uomini. Uomini e donne dichiarano la loro omosessualità. Continua – fino ad oggi – il processo di urbanizzazione, ossia la migrazione dai piccoli paesi alle città più grandi. Le comunità si trasformano e le città diventano sempre di più luoghi dove il singolo altro non è se non l’anonima goccia di un oceano – soprattutto se emigrato.

    Da 20 anni a questa parte viviamo in una società in cui la pornografia, non solo è accessibile a tutti – tecnicamente anche ai bambini, se genitori irresponsabili non impostano appositi blocchi nella rete; ma è anche gratuita e disponibile in qualsiasi momento.

    E ciò che purtroppo nessuno insegna – né a scuola, né in famiglia, né, in generale, nella società – è che la pornografia tende a ridurre il desiderio sessuale, che come avevano già insegnato i padri della psicologia è una delle forze primarie, uno degli elementi potenzialmente più rivoluzionari della natura umana.

    E, oltre a questo, fornisce un’immagine falsata della realtà. Come insegnano i maestri della propaganda, poi, una falsità ripetuta tende ad essere percepita come realtà. Ed è statisticamente provato che chi fruisce del porno tende a voler ripetere l’esperienza – alcuni studiosi, infatti, hanno addirittura paragonato la dipendenza dal porno alla dipendenza dalla cocaina, in quanto in entrambi i casi si instaura un circolo vizioso di produzione massima di certi ormoni, che provocano benessere fisico, seguita da una deplezione degli stessi, che porta alla volontà di ripetere l’esperienza per riprovare le stesse sensazioni.

    E credere che le interazioni con potenziali partner possano seguire copioni simili a quelli recitati negli studi cinematografici a luci rosse è sicuramente alla base dei comportamenti fuorviati di certi disadattati – oltre a varie possibili difficoltà contratte per via della propria educazione personale e indole.

    Una visione certamente perversa della realtà, in cui magari una pacca sul sedere in strada, fischi e ripetuti commenti sessuali portano ad un rapporto sessuale semi-immediato.

    Il risultato? Tanti, troppi individui vitalisticamente depotenziati, che magari sconoscono completamente i principi alla base della seduzione, che nessuno insegna e discute in maniera seria a scuola e in società, se non in maniera improvvisata, sporadica e spesso maldestra. Per esempio, potrebbe essere molto interessante, anche solo dal punto di vista storico e culturale, sapere qualcosa di più su Giacomo Casanova (1725 – 1798).

    Atteggiamenti deviati come fischiare, suonare o fare commenti sessuali ripetutamente ad una persona che cammina davanti a noi, mentre ci dirigiamo fisicamente verso di lei, è un gesto intimidatorio, un atto di persecuzione di pessimo gusto che va giustamente tutelato e severamente punito – e questa cosa andrebbe fatta immediatamente anche in Italia.

    Nel prossimo articolo sul tema ci concentreremo su alcune delle tecniche fondamentali utilizzate dai professionisti della seduzione per evitare problemi del genere sul nascere.

    1 commento

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