L’idea di scrivere “Il Trattato” nasce circa 11 anni fa da un gruppo di amici del liceo classico Nicola Spedalieri di Catania, classe 1986-1987. Non ricordo a chi venne l’idea per primo. Tutti, però, ricordiamo quanto e perché, ogni volta che parlavamo, sentivamo il dovere di scriverlo.
Ogni volta che ci vedevamo avevamo conversazioni filosofiche su temi estremamente profondi, sulla comprensione dell’altro, l’essere umano, l’esistenza, la vita, su valori come l’amore, l’amicizia, la sincerità, l’arte e la musica.(quelle sulla politica, l’economia e altri campi dello scibile arrivarono qualche anno dopo). Avevamo preso coscienza del fatto che quei momenti di scambio erano unici, autentici e mai banali. Avevamo capito che quei dialoghi socratici ci permettevano di arrivare sempre ad una nuova verità e che solo una minoranza di persone era genuinamente interessata a conversare su quei temi.
Il sentimento derivato dalla consapevolezza di essere parte di questa minoranza ci aveva fatto sentire così estremamente fortunati, per il fatto che le circostanze della vita ci avessero dato la possibilità di trovarci insieme a conversare su tutti questi temi per noi tanto importanti, che sentivamo di avere una missione: aiutare quante più persone possibile ad uscire dalla caverna del mito platonico. Ci sentivamo i filosofi illuminati, usciti dall’oscurità, che avevano scoperto gli inganni del mondo dell’opinione e non volevamo fare altro che tornare indietro nella caverna per trascinare fuori tutti gli ingannati, in modo da permettergli di vedere la luce e conoscere la Verità, anche a costo della vita.
Con l’università, ognuno aveva preso la sua strada e il progetto era rimasto sedimentato nelle nostre coscienze, quasi dimenticato. Il ricordo dell’unicità di quei momenti, però, era rimasto indelebile nella nostra memoria, così come la volontà di cambiare le cose in meglio.
Le nostre conversazioni continuavano ad essere scritte nell’aria e nei social media, soprattutto tramite post e commenti. Le nostre idee continuavano a non avere organicità, ad essere sparse un po’ dovunque e a casaccio, non fruibili, quindi inutili. Come suggeriva il filosofo francese Jaques Derrida (1930-2004), infatti, il progresso della scienza è possibile solo tramite la scrittura.
La frustrazione e il senso di impotenza derivati dall’apprendere notizie di cose che non andavano come sarebbero dovute andare, la sincera volontà di fare la nostra parte e la scelta ferrea di realizzare il potenziale presente in ognuno di noi in nome dell’interesse generale ci hanno portato alla decisione di fondare questo giornale quale strumento per dare corpo e voce – con obiettivi, programmi, metodo, contenuti e forma – a quello spirito originario.
Il titolo suona certamente ambizioso. L’articolo determinativo sembra fare riferimento ad uno scritto ultimo su una Verità assoluta infallibile, incontestabile e senza contraddizioni interne, all’esterno della quale non esistono altre possibili verità. In realtà, lungi dal voler essere dogmatici e dal voler avere la pretesa di professare la Verità ultima, vogliamo creare un concetto di “agorà”, di “piazza”, dove le diverse voci – tutte attentamente selezionate e con lo sguardo e l’intero corpo diretti a quella luce visibile dalla distanza – abbiano la possibilità di essere messe insieme e venire registrate, di modo che possano prendere maggior coscienza di sé e contribuire alla creazione di una sinfonia.
Le contraddizioni, infatti, sono un elemento quasi naturale nella storia dell’evoluzione del pensiero umano, comune a tutti i grandi filosofi e pensatori. Ciò che conta, infatti, non è necessariamente la risposta data ad uno specifico problema, ma il fatto che un certo problema venga posto e che per la sua risoluzione vengano proposte diverse possibili soluzioni vagliandone con cura vantaggi e svantaggi.
Vogliamo avere una comprensione critica della “status quo”, del perché della nascita di certi problemi, di cosa sta sotto l’iceberg, della tradizione, della situazione sociale, economica, legislativa, politica, giudiziaria, scientifica, artistica; vogliamo osservare i fenomeni dai più diversi punti di vista, in modo da poter utilizzare la conoscenza per cambiare le cose in meglio, mettendo più persone in una migliore posizione per poter determinare quali sono le scelte più giuste in determinate situazioni (filosofia pratica).
Questo settimanale, quantomeno nella sua fase iniziale, avrà inevitabilmente un’impronta siciliana, perché per adesso tutti i suoi membri hanno origini siciliane. E l’idea di un Rinascimento e un Risorgimento siciliano, meridionale, italiano, europeo e mondiale è uno degli elementi contenuti nella luce cui abbiamo accennato. Ciò non significa che vogliamo circoscrivere le idee, la conoscenza e la scienza del Trattato a regioni, nazioni, continenti, razze, religioni e classi sociali, perché ciò andrebbe contro l’idea a fondamento del progetto stesso, ossia del perseguimento dell’interesse generale.
Sul come attuare tutto questo ci affidiamo alla nostra buona volontà, alla ricerca metodica e alla fede nel Bene, coscienti del fatto che ogni scelta che faremo ci porterà ad errori, elementi fondamentali grazie ai quali – insieme al beneficio del dubbio – viene reso possibile il progresso umano. Come diceva, infatti il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804), l’uomo seppur non perfetto, è in grado di aspirare alla perfezione, quindi perfettibile.
E ogni volta che cadremo, ci rialzeremo e continueremo ad andare avanti con una consapevolezza maggiore, senza mai perdere di vista quella luce dalla distanza che ci ha spinto a scendere in campo e a dare un indirizzo più preciso alla nostra vita e una possibile bussola alla vita degli altri.
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