Arginato quasi del tutto il timore dell’avanzata incessante e violenta del coronavirus e delle sue varianti, esattamente un anno fa un evento in particolare mina la tranquillità collettiva: una nuova guerra, che vede come protagoniste l’Ucraina e la Russia.
O meglio: la guerra era già iniziata nel febbraio del 2014 con l’invasione e l’annessione della Crimea da parte della Russia tra il 20 febbraio e il 18 marzo. L’operazione militare era avvenuta due giorni dopo lo scoppio della rivoluzione ucraina del 18-23 febbraio, nota come “Revolution of Dignity”, ossia “rivoluzione di dignità”, o rivoluzione di Maidan.
Subito dopo l’inizio dei moti rivoluzionari a Kiev, l’Ucraina diventa teatro di proteste filo-russe antirivoluzionarie nelle regioni a est e sud dell’Ucraina, principalmente al confine con la Russia.
Una di queste, guidata da separatisti antirivoluzionari, armati e supportati dalla Russia, si trasforma rapidamente in scontro militare: è l’inizio della guerra civile nella regione del Donbass, iniziata nel marzo 2014.
Alcuni terroristi si impossessano degli edifici governativi e dichiarano l’indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck il 7 aprile e della Repubblica Popolare di Lugansk il 28 aprile.
Già da allora, quindi, l’intera umanità ha assistito all’inizio della politica di espansione territoriale in Ucraina intrapresa da Vladimir Putin.
Ma facciamo un passo indietro: per quali ragioni sono nate la rivoluzione ucraina del 2014 e le conseguenti proteste filo-russe e antirivoluzionarie?
Il 22 febbrario 2013 il Parlamento ucraino (Verchovna Rada) aveva votato in larga maggioranza una bozza di documento per siglare l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea, in cui dichiarava:
“Nell’ambito delle sue competenze, il Parlamento assicurerà l’attuazione delle raccomandazioni relative alla firma dell’Accordo di associazione tra l’Ucraina e l’UE, stipulate nelle risoluzioni del Parlamento europeo e nelle conclusioni del Consiglio dell’UE approvate il 10 dicembre 2012, in un riunione dei ministri degli Esteri dell’UE.”
Nonostante il voto parlamentare, il presidente Viktor Yanukovych, in evidente chiave filo-russa e sotto dichiarata pressione del governo di Mosca, decide di non firmare il patto di associazione con l’UE, perché a suo avviso l’Ucraina non poteva permettersi di sacrificare i rapporti commerciali con la Russia e l’offerta dell’UE di prestare 610 milioni di euro era inadeguata, perché l’Ucraina avrebbe avuto bisogno di almeno 20 Miliardi all’anno per fare in modo che la propria economia potesse raggiungere gli standard europei.
Stando a quanto riportato dalla BBC, in un suo commento, Yanukovych aveva dichiarato che aveva ancora intenzione di firmare l’accordo, ma erano ancora necessari alcuni passi cruciali.
La scelta del presidente provoca l’inizio delle proteste del 21-22 novembre 2013 contro il governo filo-russo di Yanukovich, note come “Euromaidan”, che sfociano nella rivoluzione ucraina del febbraio 2014.
La rivoluzione portò il presidente eletto Yanukovich a fuggire in Russia, alla caduta del governo di Mykola Azarov e a una serie di cambiamenti nel sistema politico dell’Ucraina, tra cui il ripristino della costituzione del 2004, l’installazione di un nuovo governo provvisorio presieduto da Arsenij Jacenjuk, l’abolizione di una legge che riconosceva il russo come lingua regionale ufficiale e lo svolgimento di elezioni presidenziali anticipate con l’elezione di Petro Porošenko il 25 maggio 2014.
Nello scacchiere internazionale, la Russia avverte l’avvicinamento dell’Ucraina all’UE e il progressivo allontanamento dalla orbita di Mosca come una minaccia, diventata ancora più concreta due mesi prima dell’invasione del Donbass del 24 febbrario 2022, con il rifiuto della NATO (Organizzazione Nazionale del Trattato del Nord Atlantico) alla fine del 2021 di dare garanzie che l’Ucraina non diventerà membro della NATO, per evitare la presenza di basi militari nemiche al confine con la Russia.
A seguito dell’invasione russa del Donbass a Est, e degli attacchi a Nord e a Sud, l’Ucraina ha successivamente fatto richiesta di entrare sia nell’UE, sia nella NATO – non ancora accettata, altrimenti l’Europa dovrebbe entrare in guerra con la Russia.
Ed è per la stessa ragione, che l’anno scorso la NATO ha rifiutato la richiesta dell’Ucraina di istituire una no fly zone nel territorio ucraino.
Nel frattempo, la posizione dell’Occidente è chiara, e si riflette nelle parole dell’Alto rappresentante degli Affari Esteri per l’UE Joseph Borrell in una conferenza stampa a Monaco di Baviera il 19 febbraio 2023:
“Dopo il bombardamento della Russia è diventato assolutamente chiaro che l’Ucraina appartiene all’Europa. Dopo seguiranno diversi Paesi Balcanici”.
Interessante è, poi, la posizione della Cina sulla guerra russo-ucraina. Wang Yi, capo della diplomazia cinese, sostiene alla Conferenza sulla Sicurezza tenutasi a Monaco di Baviera il 19 febbraio del 2023:
“Cina e Unione Europea dovrebbero rafforzare la cooperazione per infondere più stabilità nel mondo“.
Durante l’incontro, Anthony Blinken, segretario di stato degli Stati Uniti, ha sentito la necessità di richiedere che la Cina non fornisca aiuti alla Russia. In risposta alla richiesta di quest’ultimo, Wang Yi, ribatte che Pechino si è sempre mostrata disponibile ai colloqui per la pace tra Mosca e Kiev.
E in effetti, il governo cinese ha sottolineato più volte che occorrerebbe aprire i negoziati per la pace invece di inviare armi, che significa invece alimentare la guerra.
L’operazione russa sta arrecando gravi danni economici in tutta Europa, accrescendo il divario tra le classi sociali: l’aumento esponenziale del prezzo del gas e dei carburanti; il rincaro del grano e di tutti i farinacei, pane in primis; e un ulteriore contributo al crollo delle borse.
Secondo quanto riportato da Sky Tg24 all’inizio del conflitto, nel suo discorso alla nazione il presidente russo ha dichiarato:
“L’Ucraina è parte integrante della nostra storia e cultura. Non è solo un Paese confinante, sono parenti, persone con cui abbiamo legami di sangue”.
Eppure, i missili russi continuano a schiantarsi anche sulle scuole, come accade a Kiev, a Chernihiv o, ancora, a Zhythomyr. E ancora, stando ai costanti aggiornamenti di Rai News, sono state colpite le città di Druzhkivka nel Donetsk; Nikopol nella regione del Dnepropetrovsk; e Burhunka nell’oblast Kherson, in cui il 19 febbraio del 2023 hanno perso la vita una madre, un padre e uno zio della stessa famiglia e sono rimasti feriti due bambini, rispettivamente di 13 e 8 anni.
Secondo quanto riferito dai governatori regionali del Paese, tra il 18 e il 19 febbraio sono state colpite ben 9 regioni dell’Ucraina,
“Obiettivi di guerra” sono stati scuole e asili, come quello di Okhtyrka a Nova Kakhovk, dove ha perso la vita Alina Hlans, di 7 anni, e altri familiari, anche bambini, come Sofia, di 6 anni, Ivan, di poche settimane, e i due nonni.
E non mancano notizie di stermini di civili per le strade, che fanno la coda di fronte a un panificio; o, ancora, direttamente su ospedali, come accaduto a Mariupol o a Severodonetsk poco dopo l’invasione russa del Donbass.
Giorno e notte tutti i civili vivono nel costante timore che riprenda a suonare l’allarme, invitandoli a rifugiarsi sottoterra o nei bunker assieme alle loro famiglie e ai loro figli.
E l’intero pianeta vive nella costante paura di una “catastrofe nucleare”, o per la minaccia dell’utilizzo di armi nucleari contro l’Ucraina o dell’abbattimento di centrali nucleari ucraine da parte della Russia. Giusto la settimana scorsa, il 18 febbraio, due missili russi sono passati a distanza “pericolosamente ravvicinata” sopra la centrale nucleare Energoatom, a Sud dell’Ucraina.
Viene, pertanto, da chiedersi, il perché dell’accanimento nei confronti di creature innocenti.
Di fronte a simili affermazioni, ritorna alla memoria la penna pungente e iperrealista di Oriana Fallaci (1929-2006), nota giornalista e corrispondente di guerra che ha seguito i più importanti conflitti del suo tempo.
Di seguito una piccola parte del suo monologo saggistico “Lettera a un bambino mai nato”:
«Udrai molto parlare di libertà. Qui da noi è una parola sfruttata quasi quanto la parola amore che, te l’ho detto, è la più sfruttata di tutte. Incontrerai uomini che si fanno fare a pezzi per la libertà, subendo torture, magari accettando la morte. Ed io spero che sarai uno di essi. Però, nello stesso momento in cui ti farai straziare per la libertà, scoprirai che essa non esiste. […] Le leggi dei prepotenti offrono solo un vantaggio: ad esse puoi reagire lottando, morendo. […] Essere buoni o cattivi non conta: la vita quaggiù non dipende da quello. Dipende da un rapporto di forze basato sulla violenza. La sopravvivenza è violenza».
Sembra che ci sia stato un improvviso processo di regresso verso una realtà storica lontana, quella della guerra fredda del secolo scorso. In realtà, è evidente che la guerra fredda non è mai finita.
Tra l’altro, guardando anche l’altra faccia della medaglia, le emittenti giornalistiche russe e il governo di Mosca sottolineano giornalmente come, fino ad ora, l’operazione speciale dell’invasione del Donbass sia stata un successo: un processo di “progresso”, perché sta consentendo la difesa della popolazione russa nel Donbass, apparentemente vittima di genocidio da parte dell’Ucraina dal 2014; e la liberazione della regione da quelli che vengono definiti “nazisti ucraini”.
E sono stati proprio quest’ultimi i pretesti addotti per l’avvio dell’operazione militare speciale di Mosca – le recriminazioni per il mancato rispetto dei protocollo di Minsk I e il protocollo di Minsk II arriveranno solo successivamente.
Ormai anche i bambini sanno di essere in guerra e che qualcosa nella loro quotidianità felice e indisturbata è mutato radicalmente. Delle menti giovanissime, queste, che già fanno fronte a qualcosa di più grande, che li rende consci del pericolo che incombe su di loro.
Abbandonati al gelo, i bambini si stringono forte alle loro madri, sperando che possano proteggerli dal nemico russo, che non si manifesta solo sotto forma di soldati in veste militare che imbracciano armi, ma anche come ordigni inesplosi, file interminabili di carri armati per le strade cittadine e – secondo il Mirror, il Newsweek e altre testate minori – esplosivi che sembrano giocattoli.
Centinaia di civili di numerosissime città continuano a protestare nelle piazze per rimanere vicini all’Ucraina contro Putin; e gli Stati occidentali hanno imposto restrizioni alla Russia anche nel campo del cinema, dello sport, dell’arte.
Forse è vero che gli insegnamenti di chi è vissuto prima di noi costituiscano un esempio per il presente.
Sembra quasi doveroso citare alcune strofe della canzone “Earth Song” di Michael Jackson (1958-2009), per sostenere questa campagna di sensibilizzazione collettiva in favore della pace:
«What have we done to the world?
Look what we’ve done
What about all the peace
That you pledge your only son?
What about flowering fields?
Is there a time?
What about all the dreams
That you said was yours and mine?
Did you ever stop to notice
All the children dead from war?
Did you ever stop to notice
This crying earth, this weeping shore?»
«Cosa abbiamo fatto al mondo?
Guarda cosa abbiamo fatto
Che dire di tutta la pace
Che hai promesso al tuo unico figlio?
Che dire dei campi di fiori?
C’è un tempo?
Che dire di tutti i sogni
Che tu dicevi fossero tuoi e miei?
Ti sei mai fermato a notare
Tutti i bambini morti per una guerra?
Ti sei mai fermato a notare
Questa terra piangente, queste coste in lacrime? »
La gaiezza dei bambini è stata soppiantata dal cupo pensiero che tutto possa essere portato via nella maniera più inaspettata e brutale possibile. Vivono in condizioni di salute scarse, sono malnutriti e soffrono. Patiscono le peggiori conseguenze della guerra a livello fisico e psicologico, perché non dimenticheranno mai questi traumi, segnati da morte, distruzione, dolore, prigionia, solitudine e paura di morte.
Facciamo un appello corale a nome del mondo intero: si smetta di attaccare i civili, che non c’entrano nulla, e si aprano quanto prima i negoziati di pace.
Aiutiamo a garantire la sicurezza e una vita tranquilla e normale a tutta la popolazione ucraina. Che tutti abbiano la forza di affrontare il nemico, come la signora che ha sapientemente sfidato un soldato:
«Prendi questi semi e mettili in tasca, così almeno cresceranno dei girasoli quando voi tutti morirete».
Infine, che non si smetta mai di avere cura del mondo e di chi lo abita, lottando sempre per la pace e la giustizia. Come possiamo riuscirci?
Difficile a dirsi, perché la maggior parte delle guerre e delle azioni militari vengono giustificate proprio con questo intento. Tuttavia, bisogna guardare avanti e cercare una soluzione che aiuti a realizzare questo obiettivo.
Preghiamo per l’Ucraina e piangiamo insieme per tutte le vite perse in guerra, mirando a cambiare il mondo insieme!
And will the sun ever shine
In the blind man’s eyes when he cries?
You can change the world (I can’t do it by myself)
You can touch the sky (gonna take somebody’s help)
You’re the chosen one (I’m gonna need some kind of sign)
If we all cry at the same time tonight.
E brillerà mai il sole
Negli occhi di un uomo cieco quando piange?
Puoi cambiare il mondo (non posso farlo da solo)
Puoi toccare il cielo (devi accettare l’aiuto di qualcuno)
Sei il prescelto (avrò bisogno di una sorta di segno)
Se noi piangiamo alla stessa ora stasera
– Michael Jackson, “Cry”
E con un appello speciale, rivolto a tutti quei bambini che hanno perso del tutto o quasi la speranza in una vita tranquilla e felice, in un ritorno alla normalità, riportiamo un estratto della canzone “Supereroi” di Mr. Rain.
Camminerò
A un passo da te
E fermeremo il vento come dentro gli uragani
Supereroi
Come io e te
Se avrai paura allora stringimi le mani
Perché siamo invincibili vicini
E ovunque andrò sarai con me
Supereroi
Solo io e te
Due gocce di pioggia
Che salvano il mondo dalle nuvole.
Vicini siamo invicibili: basta rimanere l’uno al fianco dell’altro e credere in un future migliore, in cui questa guerra sarà soltanto un tragico ricordo.